Perché le “Lettere al mio corpo” e perché la “staffetta lilla”? Qual è il loro fine?
Sono stati mesi molto intensi, di fatica, alternati a momenti di appagamento e soddisfazioni personali…e non solo. Il mio intento era far emergere l’impegno costante che mi sostiene da anni nello studio dei disturbi della nutrizione ed alimentazione… e l’obiettivo primario è stato portare nuove energie al mio territorio, alla città di Cremona.
È stato come togliere una pietra che ha permesso di far sgorgare acqua …e si sa che poi, piano piano, l’acqua crea un fiume che scorre e non si può fermare una grande espansione. Creare “ Il cambiamento”, ma nell’amore, perché io amo ciò che faccio, amo l’essere umano e la sua “imperfezione”.
Un ringraziamento speciale va ai miei compagni di viaggio, alla dr.ssa Michela Bulgari, al prof. Rinaldo Lampugnani.
Passione e creatività ci hanno uniti verso lo stesso obiettivo.
Grazie al sostegno avuto dall’associazione Soroptimist Cremona e Lady Trump, al tifo ed entusiasmo di Erica Biazzi e Jonathan Todo. Quando c’è supporto tutto diventa potente.
Un grazie speciale a Dana, ma non solo a lei, a tutte le pazienti dalla prima all’ultima, nessuna esclusa; a chi se ne è andata dalla terapia sbattendo la porta, a chi è rimasta e poi nel percorso ha ritrovato la salute. A chi ancora insieme prova a trovare un senso nella propria vita.
La musica di Vincenzo Zitello e Fulvio Renzi ha accompagnato e allietato la serata in Auditorium Giovanni Arvedi di Cremona.
Ed ora lascio la parola a Dana, dopo la serata benefica.
“Ciao. Volevo farti i complimenti per ieri sera, è stato bellissimo ed emozionante. Inutile dire che al momento della lettura della lettera al mio corpo sono scoppiata a piangere e pure mia mamma! Sentire quelle parole mi ha toccato nel profondo, anche per l’intensità con cui le leggeva la lettrice. Ho sentito il mio dolore parlare, non solo tra me e te, ma a tutti. É come se finalmente avessi urlato al mondo ciò che provo, invece di tenermelo dentro e rimuginarci sopra. Mi ha lasciato molto e toccato quel momento, perché mi ha spronato ancora di più nel guarire e spero un giorno di poter dire “ce l’abbiamo fatta!”. Sono felice che il dolore possa essere servito a qualcosa, a fare del bene, a dar voce a qualcosa che non è sempre capito.”
Sono anche grata a voi dottoresse che mi state accompagnando in questa lotta, perché se oggi sono qui e sono migliorata è anche grazie a voi. Quindi davvero grazie mille!! Grazie per aver accolto il dolore e avergli dato voce e ancora complimenti per lo spettacolo, siete riusciti a fare qualcosa di grande in questa piccola realtà e spero sia la prima volta di tante altre…”.