Da tempo mi occupo, nel mio studio di Cremona, di un ambito a cui ho dedicato approfondimenti e specializzazioni: i Disturbi del Comportamento Alimentare. I DCA denotano un rapporto anomalo con il cibo e sono in aumento sia per tipologia sia per fasce di età coinvolte. Un tempo venivano associati per lo più al sesso femminile, oggi colpiscono in maniera sensibile anche la popolazione maschile.
Il filo rosso dei DCA è la mancanza di autostima e la paura del vuoto interiore e affettivo che si cerca di combattere con il controllo estremo, il digiuno e le restrizioni, con le abbuffate e le compensazioni, con un modo di mangiare che oltrepassa ogni limite di salubrità.
I DCA nascono da un disagio interiore profondo, che può avere una o più cause scatenanti e molteplici fattori perpetuanti. Spesso i disturbi alimentari si passano il testimone l’un con l’altro: una persona può alternare periodi di anoressia, bulimia, Bed fino a disturbi più nervosi. Il fenomeno anoressia (astinenza da cibo), bulimia (troppa fame), disturbo misto e obesità, letti come modello interpretativo all’interno di un contesto relazionale, sono malattie psicosomatiche che coinvolgono il corpo in un processo psicologico.


Che cos’è l’Anoressia

L’anoressia è il cibo, non solo l’alimentazione. La prima immagine che viene associata al cibo è quella della madre, prima fonte di nutrimento, che allatta il proprio piccolo. Il bambino che mangia o non mangia e fa i capricci muove preoccupazione nel genitore e la sua viene vissuta come una richiesta di attenzione; una modalità con cui prolunga la dipendenza verso la madre.
Questa è la premessa per potermi addentrare all’interno dell’ambito dei Disturbi del Comportamento Alimentare in cui sembra esserci stato il mancato passaggio da una fase di dipendenza (il bambino molto piccolo dipende dalla madre) a un bisogno relazionale più ampio.
Anoressia significa “mancanza d’appetito” eppure non c’è persona più affamata di chi soffre di anoressia nervosa. Affamata non solo di cibo, ma di affetto, sentimenti.
Privarsi di cibo non è solo rinunciare al nutrimento, alle forze fisiche e alla salute, ma anche alla socialità, al desiderio, alla presenza dell’altro. Significa isolarsi, rinunciare alla vita. Non mangiare per non sentire il dolore che si ha dentro, ma neanche la gioia, la felicità; emozioni spesso troppo grandi da sostenere. Nell’anoressia il sintomo più evidente è il calo di peso: un mezzo, un metodo di controllo (calcolo delle calorie) per anestetizzare le emozioni infantili di fragilità, di dipendenza dove trovare una nuova forma di equilibrio personale, rigido, estremamente resistente in cui si percepisce se stessi forti, al di sopra della vita, con tutte le conflittualità che comporta: anche naturali, umane, facenti parte della crescita.

Che cos’è la Bulimia

La Bulimia è un’espressione utilizzata fin dai tempi dell’antica Grecia per indicare una fame ai limiti dell’umano, una “fame da bue”.
Fame di che cosa? Di cibo o del nutrimento che rappresenta il cibo: nutrimento d’amore, di un amore malsano che si rivolge contro se stessi come una punizione per un corpo talvolta un po’ troppo abbondante non solo a livello fisico ma anche di desideri, emozioni che ci fa provare.
Le abbuffate avvengono in solitudine, velocemente, dove non si viene visti e giudicati; tanto non serve, lo fai già tu senza risparmiarti. “Sei un fallito!” Questo è il pensiero di sé, ma in una fase successiva.
Adesso è il momento del “non tempo” dove tutto si ferma e quello che conta è che finalmente sto bene, non c’è più tormento dentro di me, non c’è più solitudine. Però devo fare in fretta perché tra poco tutto finirà e arriverà il sentimento di colpa, lo schifo, la vergogna, l’angoscia, il rifiuto, la rabbia, tanta rabbia per l’ennesimo fallimento e mi sentirò sola/o, terribilmente sola/o. So che nessuno vuole una persona come me. Neanch’io la vorrei ma devo reagire, da domani mi rimetto a dieta. Adesso mi infilo due dita in gola, anzi faccio prima: vado in bagno prendo lo spazzolino da denti…. Questo è il fenomeno del REBOUND, una straziante peregrinazione tra eccesso e difetto, tra eccesso ed eliminazione. Queste condotte di compensazione (vomito, abuso di lassativi e diuretici, iper-attività) sono una sorta di “espiazione del danno” avvertito, la ricerca spasmodica di una liberazione come se buttando fuori il cibo ci si potesse sbarazzare del dolore che si ha dentro se stessi. La persona che soffre di bulimia, una volta rotto l’equilibrio di un sano
rapporto con il cibo, non riesce più a recuperarne uno nuovo e continua in questo fenomeno del “tutto o nulla”.

Che cos’è l’Obesità

L’obesità si iscrive nelle patologie dell’oralità. E’ una dipendenza patologica dell’eccesso tipica del nostro mondo occidentale. Il cibo è ovunque, in ogni spazio, persino negli ospedali, forse non nei cimiteri. Nel DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) l’obesità viene inserita come patologia da un punto di vista epistemologico.
Per poter capire il rapporto tra cibo e oralità dobbiamo tornare indietro alla fase neonatale, al Seno materno, al primo scambio nella relazione madre/neonato, alla prima parte della vita di noi esseri umani dove non c’è nessuna contaminazione sociale e mangiamo per lo stimolo della fame.
Già ai 3 anni, dall’inizio della scuola materna il rapporto con il cibo è inquinato o meglio indirizzato. Acquista una complessità maggiore, non rimane un semplice nutrimento. Il cibo, oggetto controllabile, sempre presente, che non porta con sé l’imprevedibilità, che è parte delle relazioni, diventa un mezzo sicuro, consolazione, appagamento (sadico), antidepressivo, anti-noia. Così acquistiamo Kg e ancora Kg per corazzarci, per non essere visti, per proteggerci dalla società, dagli altri. Kg sulla bilancia ma soprattutto Kg emotivi: è la mente che scrive sul corpo S.O.S.

Che cos’è il BED

Il Binge Eating Disorder (BED) è tra i disturbi dell’alimentazione ufficialmente riconosciuti, spesso confuso con altre cause di obesità.
Si tratta di ingurgitare enormi quantità di cibo in un eccesso portato a normalità, spesso derivante da periodi precedenti di bulimia o di anoressia.
Non si tratta di fenomeni isolati seguiti da condotte di compensazione. E’ l’altro lato della medaglia dell’anoressia: usare il cibo per trasformare un corpo e lanciare un segnale. Solo che spesso questo S.O.S. non viene accolto perché considerato “normale” dalla società odierna. Fateci caso: la gente riconosce come malata una persona scheletrica ma difficilmente lo fa con una persona obesa.

Che cos’è la Vigoressia

La Vigoressia rientra nel Disturbo del Comportamento Alimentare con una maggiore incidenza di casi per il sesso maschile; il rapporto è 1 a 4, un maschio su 4 femmine. Si parla di magrezza resa eccessiva dall’allenamento fisico che asciuga il corpo ma lo modella dando una falsa illusione di salute. I maschi diversamente dalle femmine per perdere peso non fanno diete, che considerano una debolezza appartenente più a un appannaggio del mondo femminile, ma utilizzano le pratiche sportive, legate nell’immaginario comune a un’idea di forza quindi maschile. L’attenzione del maschio è più concentrata sulla forma del corpo rispetto al peso, sul vigore, sulla tonicità del fisico che deve essere asciutto ed energico. Ovviamente in queste pratiche fisiche non c’entra nulla il benessere; di solito sono molto rigide e rigorose e se non vengono effettuate generano ansia, irrequietezza e disagio. Una domanda che va fatta è: “Quante ore al giorno dedico all’attività fisica? Cosa può accadere se un giorno non è possibile praticare attività fisica? E’ pur sempre una patologia legata al controllo. Diventa un vero e proprio stile di vita in cui un ragazzo si sente forte, al sicuro e più il corpo risponde meccanicamente alle induzioni dello sport, e perde la sua spontaneità ormonale e di crescita, più aumenta la sua idea di forza e potere.
Sempre nello stesso ambito si parla di Bigoressia che concentra l’attenzione sulla massa, sulla fame di grossezza, sulla riduzione del tessuto adiposo con possibile introduzione e ricorso di steroidi e di anabolizzanti stimolanti.

Che cos’è l’Ortoressia

L’ortoressia è un Disturbo Alimentare che si maschera dietro l’attenzione per un’alimentazione sana, ricercata in modo ossessivo, in un bisogno di controllo che sfocia nella fobia per qualunque cosa sia confezionata o preparata in modo che nella propria mente risulti poco salutare.
L’attenzione per il biologico, per il macrobiotico e il vegano vengono portati all’estremo sino a limitare la vita e i rapporti nell’ambito sociale. Si tratta sempre di un bisogno di controllo e di un vuoto interiore che tenta disperatamente di essere colmato.

 

Che cos’è la Drunkoressia

La Drunkoressia è considerata una variante dell’anoressia; l’obiettivo principale è ingerire ingenti quantità di alcolici.
La persona che ne è affetta riduce sempre più il suo introito nutrizionale giornaliero per poter bere a oltranza. Lo scopo è sia quello di controllare il peso evitando un aumento dato dall’assunzione di bevande alcoliche sia di accelerare e accentuare gli effetti dell’alcol per tamponare emozioni e sentimenti.

Che cos’è la Diabulimia

La Diabulimia deriva dalla fusione della parola diabete e bulimia e ne sono affette persone colpite da diabete di tipi I, insulino-dipendenti, che evitano l’assunzione del farmaco per procurare una perdita di peso. Spesso si sviluppa in seguito alla maggiore attenzione che persone diabetiche devono tenere nei confronti del cibo. La carenza di insulina reca gravi danni all’organismo portando anche alla morte.