L’attesa è un atto di fiducia nella vita e in se stessi.
Nell’attesa c’è una forza innata, è come una scuola d’apprendimento.
- In che senso nell’attesa c’è una scuola ?
Perché s’impara a reggere le frustrazioni che per la mente sono dolorose, (è una sottile sofferenza soprattutto nella società del tutto e subito in un istante, o meglio in un click), ma utili per la crescita.
Rimanere nell’osservazione di me stesso, dentro e di fronte al dolore, non sopprimere o annullare il dolore con un tavor o uno xanax (a meno che ci sia una prescrizione medica, quindi non si tratta di frustrazione dell’attesa, ma di sintomo), ma scoprire quali risorse ho e come riesco ad utilizzarle.
Domanda da porsi:
- Quello che voglio è un desiderio autentico?
- Merita il mio tempo, la cura, l’ascolto, la progettualità?
Quando siamo piccoli sappiamo che esistono i bisogni fisiologici con la loro urgenza… Un bambino di due o tre anni quando gli scappa la pipì difficilmente riesce a trattenerla, forse riesce a comunicarlo ai genitori, ma nel momento in cui esprime questa necessità ..ops, l’ha già fatta nelle mutandine.
Inizialmente quando siamo piccoli non siamo in grado di capire la differenza tra bisogno (fisiologico) e il desiderio (emozione). Si vivono i sentimenti come i bisogni fisiologici, sull’urgenza e la disponibilità immediata al loro soddisfacimento. “TUTTO E SUBITO ORA.”
Nell’evoluzione e nella maturazione dell’apparato psichico si dovrebbe iniziare a capire che i bisogni fisiologici hanno una urgenza diversa dalle emozioni che richiedono tempo, ascolto, comprensione, elaborazione ed attesa.
Quando un desiderio è veramente importante s’impara che per poterlo realizzare ci vuole progettualità, organizzazione, costruzione di un percorso a cui serve dedicarsi.
Attendere non significa stare fermo (anzi!!!), ma volgersi verso qualcosa o qualcuno in ascolto attivo.
Ecco perché è importante attendere, vivere appieno le emozioni che ne derivano, anche quelle dolorose.
Quindi l’attesa è una scuola, a partire dagli insegnamenti dei genitori. Come si fa altrimenti a crescere senza avere nessun desiderio, ma solo urgenze che poi non danno un profondo appagamento che dura e riempie?
A volte è così semplice, devi solo attendere (che non è procrastinare, che è in questo caso un sintomo ansioso).
A tal proposito condivido una poesia che io amo molto.
Il sabato del villaggio
“Godi fanciullo mio: stato soave, stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vò; ma la tua festa ch’anco tardi a venir non ti sia grave.”
Giacomo Leopardi
Il poeta vuole intendere che il sabato viene vissuto con felicità e gioia, con l’attesa del giorno dopo che è un giorno di festa, ma che chiude la settimana ed annuncia il lunedì, giorno di ripresa lavorativa.
Il sabato è l ’attesa ed è metaforicamente anche la giovinezza, quella dei sogni e delle speranze.