La strada dei ricordi: una strategia che può aiutare a guarire dall’anoressia restrittiva.
Se l’anoressia congela le emozioni e si costruisce e si automantiene su una alimentazione strutturata, programmata rigida e calcolata, per poter aiutare le ragazze che soffrono di anoressia restrittiva serve riportarle sulla STRADA DEI RICORDI quando le nonne chiedevano:
“COSA TI VA NANI? COSA TI PREPARO PER MERENDA?”
Chi non conserva il GUSTO SPECIALE dei pomeriggi a casa della nonna, le merende, le SUE mani che preparavano lo zabaione, pane burro e marmellata, oppure frittelle con uova fresche…

Anche in chi oggi vive della malattia come il suo CENTRO, IL SUO TUTTO, c’è stato un tempo in cui l’ anoressia non esisteva e le scelte alimentari si basavano sulla:
SENSORIALITÀ
PIACERE
SCOPERTA
INTUIZIONE
GUSTO
Con l’anoressia il cibo è stato investito del COMPITO DI REGOLAZIONE EMOTIVA ed ha perso la spontaneità assumendo il ruolo del CONTROLLO. Un vero e proprio STILE DI VITA per reggere le INCERTEZZA CHE CI SONO NELLA CRESCITA (SIA INTERNAMENTE CHE ESTERNAMENTE), uno “spostare” sul cibo rituali che occupano la mente e che ti fanno sentire ferma, padrona, concentrata e soprattutto distante da tutto ciò che prima ti faceva sentire inadeguata.
Fare molte domande sui ricordi legati al cibo per ripartire da dove tutto si è bloccato:
“QUAL’ ERA LA TUA MERENDA PREFERITA?”
“COSA TI PIACEVA?
“NE RICORDI I SAPORI?”
“CHI LA PREPARAVA?”
“TU AIUTAVI IN CUCINA?”
“TI VA DI RACCONTARMI QUANDO QUEL GIORNO DA PICCOLA LA NONNA INSIEME A TE AVETE PREPARATO… LA TORTA DI MELE CON IL CIOCCOLATO?…”

Grazie, Dottoressa, per questo spunto di riflessione.
Ai tempi del gran combattimento, anche io mi sono appigliata ai ricordi…dei profumi -ancor prima che dei sapori- dei cibi più apprezzati, sempre legati a persone significative e a luoghi e tempi di benessere.
Ricordo il profumo della sala della colazione dell’albergo al mare in cui trascorrevo parte delle vacanze estive. Ricordo il profumo della brioche e del cappuccino che la mia nonna, che aveva un bar, mi preparava con tanto amore. Ricordo la prima colazione in autogrill, quando si partiva prima dell’alba per andare a funghi o a sciare. La prima colazione è sempre stato il mio pasto preferito, persino irrinunciabile. Quando dovevo cercare di convincermi che era necessario che mi nutrissi, facevo colazione alla mattina e alla sera, con latte, caffé e qualche fetta biscottata (un po’ alla volta è tornato pure il pane). Mi era più facile, così, mangiare, pensando a quei profumi, a quei sapori, a quei luoghi e a quei tempi. La mia nonna, nel suo bar, faceva colazione in piedi. La mia mamma, a casa, fa tutt’oggi colazione in piedi. Io, a casa mia, faccio sempre colazione in piedi, generalmente osservando il sole che sorge dai monti, a Est… Il giorno nasce di nuovo, io ringrazio per la vita e “il pane quotidiano” che profuma come appena sfornato, mentre l’aroma del caffé riaccende corpo e anima. Che gran piacere!
Pane olio e sale…burro e marmellata…sapori di una adolescenza semplice e confortevole, che mi ha dato radici salde e aiutato nei momenti difficili.Nonna …donna forte concreta complice e vicina sempre finché ha vissuto. Grazie dottoressa per avermi fatto ricordare certi sapori e sensazioni
grazie a lei per la condivisione di così “dolci†ricordi …