L’ho letto in tempi “non sospetti”, sembra ormai secoli fa, in cui il Covid-19 non esisteva. In realtà era solo Novembre 2019 e mai e poi mai avrei pensato, pochi mesi dopo, di dover affrontare una Pandemia.
Con questo libro lo psicoanalista Paolo Cotrufo ha anticipato un modo nuovo di impostare la relazione psicoterapeuta-paziente che il Covid-19 avrebbe poi imposto. La storia, infatti, è la trascrizione della corrispondenza via mail tra Zoe, una giovane donna sofferente di Disturbi del Comportamento Alimentare, attacchi di panico, comportamenti autolesivi, e il suo psicoanalista. Un’esperienza che appare quasi profetica di una nuova realtà…

PAOLO COTRUFO – ZOE
MIA MADRE ODIA LE CAROTE
CORRISPONDENZA PSICOANALITICA TRA SCONOSCIUTI. ANORESSIA, CORPO, SESSUALITA’.
L’ho letto in tempi “non sospetti”, sembra ormai secoli fa, in cui il Covid-19 non esisteva. In realtà era solo Novembre 2019 e mai e poi mai avrei pensato, pochi mesi dopo, di dover affrontare una Pandemia.
Lo psicoanalista Paolo Cotrufo, ha anticipato, con questo libro, un modo di impostare la relazione psicoterapeuta-paziente che il Covid-19 avrebbe imposto. La storia, infatti, è la trascrizione della corrispondenza via mail tra Zoe, una giovane donna sofferente di Disturbi del Comportamento Alimentare, attacchi di panico, comportamenti autolesivi, e il suo psicoanalista.
Il dottor Cotrufo scrive la sua esperienza di corrispondenza psicoanalitica quasi con timidezza, con pudore non sapendo che a distanza di pochissimo tempo tutti noi Psicoterapeuti avremmo dovuto accelerare ed entrare nel mondo online in modo repentino, senza nessuna forma di digestione. Infatti, a distanza di poco più di tre mesi dall’inizio della Pandemia, noi psicoterapeuti, e di conseguenza i nostri pazienti, abbiamo abbandonato il setting abituale per iniziare a utilizzare nuovi mezzi: chat/comunicazione online.
Ad oggi l’esperienza del Dr. Cotrufo appare quasi profetica, un apri-pista. Avevo letto con grande interessa questo scambio fuori dalla stanza analitica ma pur sempre dentro la relazione e, oltre ad avermi dato diversi spunti di riflessione, a oggi, lo sento un vestito dove piano piano mi sto trovando a mio agio.
Riprendo una metafora utilizzata dal dottor Cotrufo nel libro, che mi ha fatto riflettere:
“Uno zoppo non può essere curato dal suo bastone e, soprattutto, se non può appoggiarvisi allora non può camminare da solo.”
Ho capito il senso dell’anoressia vista come un bastone. L’Anoressia, che comporta una serie di rituali, di regole, di rigore e rigidità, diventa una stampella per poter stare in piedi ma su un terreno in movimento che sono le emozioni. L’anoressica non riuscendo a gestire la mutevolezza delle proprie emozioni e, della vita stessa, utilizza inconsapevolmente l’anoressia per arginare il tumulto emozionale che si prova nella crescita (soprattutto nell’adolescenza) e in qualsiasi fase di cambiamento che nella vita s’incontra.
Nella seconda parte della metafora si sottolinea questa ambivalenza di come però il bastone, necessario, non è la cura ma senza di esso l’anoressica non riesce a stare in piedi esasperando se stessa e chi le è a fianco. Credo che si possa riassumere in questo modo quello che invece è molto complesso, doloroso e cronico: il percorso di Zoe e la sua “stampella” una relazione vera e propria.
Buona lettura