“Paolo apre gli occhi e nell’oscurità legge sul display della sveglia 3.15, se li strofina, per essere certo di quello che legge.. non ci crede ma con una perfezione inquietante è la quarta notte consecutiva che si sveglia alle 3.15, non le 3.16, non le 3. 20 ma esattamente le 3.15!. Pazzesco si ripete mentalmente Paolo.

La voce interna a lui che è sempre vigile, gli ricorda immediatamente che tra qualche ora si troverà davanti al datore di lavoro e le sue richieste impossibili, inoltre questa mattina non potrà evitare il cliente a cui deve dare delle risposte sul ritardo delle consegne e non per ultimo la stanchezza che dopo quattro notti consecutive inizia a farsi sentire!

“ A Elena non pensi?!!!” Gli ricorda sempre la voce attenta ad ogni dettaglio, “certo impossibile dimenticarsi di lei, anche ieri abbiamo litigato, non lascia suo marito e io non riesco a troncare con lei.. croce e delizia, l’attrazione alla quale non so dire no, ma anche la sofferenza per essere finito in un giochino relazionale dove non capisco più chi di noi è la vittima e chi il carnefice”.

L’altra parte di Paolo pronto ad approfittare di ogni risveglio notturno è li vigile a ricordargli la sua infelicità, la sua debolezza, l’incapacità di cambiare e quanto si sente solo e non capito da nessuno.
“Ho letto da qualche parte su internet ( che è diventato per molti il nuovo medico) che si chiama ruminazione mentale ”.

Paolo non riesce più ad addormentarsi e il suono della sveglia lo vede già giù dal letto a prepararsi il suo secondo caffè e i pensieri andati oltre. Non c’è una via d’uscita , è colpa del datore di lavoro è colpa di Elena e del vicino di casa….eppure non posso sempre e solo dare la colpa a qualcuno o qualche cosa, forse dipende anche da me.. ma perché mi sento sempre sopraffatto, in affanno, dolorante??”.

Paolo è una delle tante persone che stanno male ma non chiedono aiuto.

Il loro modo di vivere seppur insoddisfacente, ancora gli permette di galleggiare e invece di intervenire prima che accada un grave episodio depressivo rimane nelle sabbie mobili, puntando solo il dito giudicante ..è più facile autocommiserarsi che cambiare”.

IL 10 OTTOBRE 2020 si celebra la Giornata mondiale della salute mentale

(per approfondimenti vai alla pagina World Mental Health Day 2019)

Circa tre milioni di italiani soffrono di depressione maggiore con una netta prevalenza femminile.

La depressione maggiore se contratta prevede ricadute con un tasso di  mortalità per suicidio a 6 per 100.000 residenti ( comunque inferiore rispetto alla media europea pari a 11 su 100.000 ) tale quota aumenta con l’età passando da 0,7 nei giovani fino a 19 anni a 10,5 negli anziani ( con valori quattro volte maggiori nei maschi rispetto le femmine).

La messa in atto di un tentativo suicidario coinvolge una persona su tre.

La depressione a livello sociale ha un forte impatto anche a livello lavorativo ( circa il 25% del totale delle giornate di lavoro perse è dipeso dalla depressione e circa un 50% delle persone depresse evidenziano un calo di produttività) .

Anche l’organizzazione mondiale della sanità in collaborazione con Matthew Johnstone  ha utilizzato la metafora del Cane Nero per descrivere la vita delle persone che convivono con la depressione.

IL CANE NERO DELLA DEPRESSIONE illustrazione di  Matthew Johnstone

Il video viene proposto anche come forma di conoscenza e prevenzione, rivolto al malato e ai familiari che fanno fatica ad accettare quello che non si vede, un male da dove non esce sangue rosso e caldo ma altrettanto vivo e doloroso.

I corti animati mettono in evidenza quanto è debilitante, totalizzante vivere con la depressione, che ti segue ovunque e non ti molla mai.

Il cane animale fedele, come metafora utilizzato dal Matthew Johnstone, in questo caso interpreta una fedeltà nera.

Il cane nero  non è più l’amico dell’uomo bensì il nemico profondo che prende spazio e diventa inquietante.

Oggi è risaputo che la diagnosi precoce è fondamentale per una vera guarigione

Che cos’è la depressione? O infelicità cronica?  

  • NON E’ LA TRISTEZZA! Che è uno stato d’animo naturale, parte integrante della vita umana. Non è realistico pensare che dobbiamo eliminarla!.

Invece la spirale discendente dell’umore può portare anche a disperazione ma molte persone che ne soffrono non si sono mai rivolte ad uno specialista nonostante sanno di essere imprigionati in uno stato di infelicità che coinvolge molte aree della loro vita.

E’ come vivere nelle sabbie mobili cercando di dibattersi per non sprofondare ma l’insonnia prende il sopravvento e con essa pensieri sul come è ridotta la vita, oppure continue critiche rivolte a se stessi  perché non si riesce a reagire … Tutti questi mulinelli mentali portano solo a rinforzare l’umore già depresso.

La depressione è uno stato d’angoscia dove si sprofonda però piano, piano.

Una mia paziente in una seduta mi descrisse la sua angoscia utilizzando il paragone alle sensazioni che secondo lei poteva provare l’uomo primitivo quando il sole scompariva all’orizzonte: buio pece. E nel buio la paura, l’ansia e piano piano il nulla, nessuna attesa per il domani di cui lei non aveva più interesse.

Eppure la psicoterapia unita alla cura farmacologica era la sua luce nel buio, ed è facile immaginare quanto fosse per lei il valore di una luce nel buio.

La luce delle sedute, una guida, un conforto e credo a distanza di anni di poter dire una salvezza.  

Certo l’atteggiamento giusto per prendersi cura di sé è la PAZIENZA, COMPRENSIONE PER LE PROPRIE SOFFERENZE, E SOSTEGNO ALLA CURA E TOTALE ASSENZA DI GIUDIZIO VERSO LE PROPRIE FRAGILITÀ.

L’ascolto verso se stessi  non deve mai abbassare la guardia,  perché  nonostante l’efficacia dei farmaci finché si prendono, la depressione spesso ritorna.

Il binomio psicoterapia  e farmaci sembra dare risultati più duraturi nel tempo. Inoltre insegnare le capacità per affrontare una possibile ricaduta quando le persone stanno bene è estremamente utile.

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