STORIE DI FELICITÀ

“La Casa sorgeva su quel lago di Garda che non volge né a mezzogiorno, né a mezzanotte, perché saranno le altre case a volgere da qualche parte, LEI NO, lei ERA IL CENTRO e il SOLE”.

Roberto Vecchioni scrive questo libro come padre e si rivolge ai suoi quattro figli; ripercorre tempi di vita della sua esistenza, lui come figlio, lui come uomo e compagno, lui e la Casa, lui come padre ma soprattutto lui e l’AMORE “…sento tracce d’amore…e la FELICITÀ …la felicità non si definisce, c’è, c’è sempre, e non solo negli attimi che sconvolgono il cuore”…

Vecchioni costruisce un suo personale Manuale dedicato alla Felicità da lasciare ai figli o a chiunque è alla ricerca di questo importantissimo sentimento, talmente raccontato, talmente usurato ma che sembra ardentemente desiderato da tutti.

LA VITA È ADESSO E LA FELICITÀ PASSA SEMPRE DA UNA SCELTA PERSONALE.

Buona lettura

3 thoughts on “La vita che si ama – Roberto Vecchioni

  • 9 Gennaio 2021 at 09:09
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    Vecchioni dice “la felicità c’è, c’è sempre, e qualche volta può anche travestirsi da dolore”. Non ho capito questa frase per un sacco di tempo, fino a quando il mio dolore non l’ho preso per mano. E quanta fatica è servita e serve ancora…ma a volte occorre tempo per guardarsi indietro e accorgersi che era necessario!!!

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    • 9 Gennaio 2021 at 09:19
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      Gentile GIULIA grazie per il suo pensiero…. spesso L’essere umano ha bisogno di sperimentare la perdita per poter riconoscere d’essere stato ( in questo caso il tempo passato è intenzionale ) felice ! Si perché non ci accorgiamo d’esserlo se non lo respiriamo come sentimento , se non lo sentiamo sulla pelle se non lo beviamo …

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  • 9 Gennaio 2021 at 09:04
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    …la felicità c’è sempre, dice Vecchioni, e a volte può anche travestirsi da dolore. Racconta che se quella ragazza, in cima alla collina, non lo avesse lasciato prima che lui partisse per andare a fare il militare, “Luci a San Siro” non l’avrebbe mai scritta. E allora forse ha ragione lui. Forse davvero, a volte, la felicità può anche travestirsi da dolore. Ma è anche vero che serve tempo per guardarsi indietro e riconoscere che quel dolore tanto demonizzato, in qualche modo è stato importante.

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